martedì 7 agosto 2012

Tappa 2: Rif.Cavazza - Rif. Boè


Era una notte buia e tempestosa.. e a un tratto echeggiò uno sparo. ..Ah no scusate, Mauro mi ha suggerito di iniziare così e non ho saputo resistere alla tentazione..
Stamattina ci siamo alzati al rifugio Cavazza al Pisciadù e dopo una modesta colazione ci siamo avvicinati alla ferrata Tridentina, per percorrerne, alcuni di noi, l’ultimo tratto: siamo discesi giù fino all’attacco, e ci siamo accodati ad una folla numerosa e tedesca: non si capisce, da queste parti, quale sia la soglia di italianità. Sembra una diatriba tra appartenenza geografica e nazionalità; come noi questi ultimi si apprestavano a salire per un ripido tratto attrezzato, con pioli, scalette, e, nel tratto finale, un ponte tibetano. Siamo risaliti e dopo una piccola pausa abbiamo ripreso gli zaini per avvicinarci alla seconda tappa, il rifugio in cui dormiremo stanotte: il Boè, a 2873 metri slm.
Durante il tragitto, piuttosto a sfasciumi (com’è tipico delle Dolomiti),abbiamo incontrato la cima Pisciadù, e l’abbiamo affrontata senza zaini, un poco più lungo di quanto credessimo, morfologicamente, con scalini e appigli per le mani; quello altoatesino è un territorio completamente diverso da quello a cui siamo abituati in Piemonte e Val D’Aosta.



Scesi dalla Pisciadù abbiamo consumato i pranzi al sacco panino-acqua-e-mela, e per le tre ore successive abbiamo camminato, sotto un sole pallido, fino al Passo Sella spinti e contrastati fino all’arrivo in rifugio da un vento tagliente ed ubriaco.. alcune recensioni lo definiscono dantesco, forse per la profondità e l’altezza altalenanti di quelle rocce strane che mostrano e celano il panorama, lungo quello che in effetti è il sentiero numero 666, che se non proprio c’è Caronte, qualcosa di quantomeno satanico lo possiede.
Infine la forcella con un’unica salita (che avremmo potuto aggirare con un tratto attrezzato, ma che abbiamo evitato per motivi di incertezza metereologica) ci ha condotto in rifugio, dove siamo arrivati per le quattro e mezza.


Ora i tedeschi hanno inondato l’ingresso arredato di tavoli e panche di legno, con i loro cellulari e le loro birre, ma poco fa si sentiva fischiare il vento fuori come si fosse in una baracca nel mezzo di una bufera del Klondyke De’ Paperoniano. –Ho fame! Al proposito, qui si mangia alle sei e mezza…

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