La giornata
si è consumata in trasporti, è l’ultimo giorno e scendiamo per tornare nella
umida e piccola Novara. Ci siamo alzati presto per fare colazione e sistemare
gli zaini; l’eccellente cuoca (andateci, perché quegli strüdel sono
strepitosi!) ci ha occasionalmente preparato (senza chiedere nulla) una torta
di mandorle, è infatti oggi il compleanno di Francesco.
Stamattina non abbiamo preso la bidonvia per scendere a piedi, senza mancare di qualche lezione glaciologica di Mauro. Arrivati giù, la nostra avventura era da considerarsi terminata: siamo andati al solito Castiglioni alla Marmolada, di base alla bidonvia, dove Mauro ci ha ritratti singolarmente a mò di book fotografico per la Quechua, e dopo un’oretta abbiamo preso il pullman.
Stamattina non abbiamo preso la bidonvia per scendere a piedi, senza mancare di qualche lezione glaciologica di Mauro. Arrivati giù, la nostra avventura era da considerarsi terminata: siamo andati al solito Castiglioni alla Marmolada, di base alla bidonvia, dove Mauro ci ha ritratti singolarmente a mò di book fotografico per la Quechua, e dopo un’oretta abbiamo preso il pullman.
Di qui poco
ancora da raccontare: ci siamo congedati con la metà del gruppo, che scendeva
prima per fermarsi qualche giorno a campeggiare, e abbiamo proseguito fino a
Trento per tre ore di pullman. Lì treno, con scalo a Verona.
Che abbondano sempre e comunque sono i boy scout nelle stazioni, e che però in montagna non s’incontano, se non in campeggio per scaricarsi di chili di tende, chitarre e fornelletti.
Che abbondano sempre e comunque sono i boy scout nelle stazioni, e che però in montagna non s’incontano, se non in campeggio per scaricarsi di chili di tende, chitarre e fornelletti.
Ora scrivo
da un traballante treno che arriverà a Novara prima delle sette.
Dopo l’Alta
via numero 1 di tre anni fa, quest’esperienza più incentrata forse sul
escursioni di ferrata è stata allo stesso modo didattica ed appagante.
I trekking
dànno questa possibilità di vedere con i propri occhi quanto s’è percorso
nell’arco di qualche giorno, interrotto da qualche impianto di risalita ma non
da lunghe tratte autostradali o ferroviarie, e pone sempre davanti un panorama
che per etica morale rimane intonso ed immune all’industria edilizia,
permettendo così la fruizione d orizzonti lontani chilometri: ad almeno due
chilometri di distanza, ieri, sulla ferrata della Grande Guerra, potevamo
vedere con limpidezza il rifugio che avevamo appena lasciato.
Poche cose
sono altrettanto appaganti, e speriamo di poter assaporare un’altra volta una
nuova, ma simile esperienza.
Ciao a tutti, in questi giorni Sofia e Michele mi hanno raccontato la loro esperienza personale di questo trekking. Per loro è stata grandiosa per la compagnia, divertente in un clima sereno giovane e spiritoso, ma sopratutto seria e professionale nell'affrontare i percorsi sia quelli semplici che quelli più impegnativi, e poi per i paesaggi che come viene detto nel blog sono grandiosi e appaganti.
RispondiEliminaRingrazio tutta la commissione e sopratutto gli accompagnatori per aver dato la possibilità ai miei figli di partecipare ad una grande esperienza come questa.